Amicone inviato, Amicone direttore, Amicone notista politico, polemista, intervistatore, editorialista, cronista, perfino apologeta…
Si sarebbero potute dare molte diverse angolature a questa silloge del fondatore di Tempi, eppure nessuna di esse sarebbe stata sufficientemente amiconiana.
Impossibile ridurre Luigi Amicone a specialista di un particolare esercizio della professione di giornalista. Perché certo di essere sempre stato oggetto di un grande amore, Luigino ha a sua volta amato della vita ogni aspetto, lasciandosi travolgere e lasciando travolgere tutto dall’intelligenza larga e affettiva e appassionata del cristianesimo. Tutto vuol dire tutto – anche il dolore, anche la morte, anche le brutte possibilità della storia – e tutti, compresi gli avversari delle sue tante battaglie.
Amicone era diventato esperto di tutto, pur non aspirando a passare per esperto di nulla, proprio perché faceva affidamento a poche grandi cose e tra queste non c’era certo il suo “mestiere”.
Ecco perciò una raccolta di scritti splendidamente anarcoresurrezionalista come il suo autore. Che nella sua carriera di intellettuale, educatore e creatore di opere ha parlato di moltissime cose, in fondo parlando sempre di una cosa sola. Di Uno. «La compagnia del grande Amico».
Prefazione di Giuliano Ferrara
Introduzione di Francesco Valenti
Postfazione di Annalena Valenti
La fede è tigre che si avventa sulla carne della contemporaneità.
E giudica.
Guardo mia moglie.
Vedo i miei figli.
Continuo a presenziare su questo palcoscenico di mondo che Dio mi ha dato in dono di correre a perdifiato.
E sono contento.
Luigi Amicone