Che senso ha il figlio nella vita della donna e dell'uomo? Domande come questa un tempo neppure venivano sollevate: l'esperienza della maternità e della paternità, come anche quella dell'essere figli, andava da sé, al pari di ogni momento fondamentale della vita umana. E tuttavia, l'interrogativo a proposito del figlio e del suo significato oggi non suona impertinente: la mentalità e la cultura diffuse si mostrano infatti stranamente reticenti, se non refrattarie, di fronte al tema della generazione; anche a questo riguardo l'uomo contemporaneo sembra smarrire quella «sapienza» che pure sarebbe necessaria per vivere, affidandosi, come a rimedio di tale mancanza, a un privatissimo, laborioso e assai improbabile «fai da te». Appunto a questa indispensabile «sapienza» mira il saggio di Angelini. Il percorso seguìto non passa per la scorciatoia dei facili, e astratti, moralismi, ma attraversa e chiarisce con persuasivo nitore i pregiudizi della cultura odierna e quelle resistenze del vissuto personale che smorzano il desiderio del figlio. Istruito da questa convincente lettura della sensibilità attuale, l'ascolto del messaggio biblico restituisce alla sua originale e sempre sorprendente bellezza il senso del generare: il figlio non è anzi tutto un compito gravoso ed esorbitante, bensì una «benedizione», l'inconsapevole e imprevedibile «maestro» di speranza per chi si dispone con fiducia al futuro e accorda credito al carattere promettente della vita.