Un libro inaudito, fra i maggiori di Dostoevskij» (Romolo Bugaro)
Le date, nel caso di Dostoevskij scrittore anticipatore e profetico, sono importanti. Siamo nel 1864. Sigmund Freud, che è nato nel 1856, ha già otto anni. Dunque il sottosuolo, questa crisalide dell'inconscio freudiano, durerà ancora circa trent'anni. Poi cambierà nome e carattere; starà a indicare non più un mistero interpretabile in molti modi, ma una struttura psicologica rigorosamente articolata e relativamente prevedibile. In Dostoevskij, il sottosuolo era la sede del "male", vecchio mostro inconoscibile. Con Freud diventa l'inconscio, teatro sotterraneo di un dramma recitato sempre nello stesso modo, sempre dagli stessi tre attori. Del "male", non si parlerà più; esso c'è, beninteso, ma è conoscibile e, in qualche misura, evitabile. Per il decadentismo europeo, poi, questo "male" diventerà, a livello politico-letterario, addirittura il "bene".
Introduzione di Alberto Moravia