Le poesie di questo libro vivono di un'intensità mai diretta, sempre trasversale, da mano nel fianco, da battuta crucciata.
L'ironia ne è una componente primaria: un'ironia anche stilistica, che tuttavia non diventa mai cinica. E' come quella dei bambini nel popolo. Un discorso solido, asciutto, tenedenzialmente antilirico, che va nella direzione di una illuminazione, ma obliqua, in un certo senso toscana, che arriva di lato alla folgorazione e in qualche modo la rovescia in un'intuizione che, caduta in trappola, viene presa alla sprovvista.
La scrittura c'è, agisce, tocca, scruta, gratta, canticchia, sussirra, ridacchia, strilla. Ci si volta. Ed è questa l'anima, lo squarcio che attraversa "Cos'è il rosso".
Introduzione di Gianfranco Lauretano