«Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo».
Così si apre questo risplendente poema russo, che è al tempo stesso fiaba poetica e grande trattato spirituale. Della fiaba esso, infatti, ha la continuità narrativa, gli ingenui refrains, la candida forma letteraria, la fantasiosa vena lirica.
Ma al di là della storia incantevole del pellegrino risoluto a procedere all'infinito, palpita l'intuizione spirituale di un'esperienza mistica, dell'inseguimento di una visione ignota e inesplicabile, spesso soltando una parola arcana, per la quale si abbandona ogni bene e ci si fa pallegrini per amore.